I RICCI
Se pensate che gli umani siano la creatura più evoluta sul pianeta, allora non conoscete i ricci di mare.
Un tempo dominavano il mondo, parlavano con tutte le creature, percorrevano lunghe distanze sia in mare che sulla terra, avevano un linguaggio forbito, si occupavano di arti, di agricoltura ed astronomia, erano esperti filosofi, poeti e matematici. Mai, però, a differenza degli uomini, hanno avuto la smania della distruzione del pianeta, rispettando religiosamente ogni elemento li circondasse. Pur potendo spostarsi anche sulla terra, preferivano i fondali marini. La storia che poi alcuni di loro abbiano deciso di rimanere sulla terra, chi per amore chi per noia, che per passione del vento, diventando ricci di terra, ve la racconterò in un altro tempo. I ricci abitavano i profondi fondali marini verde blu ed erano più grandi di quelli che conosciamo oggi, diciamo delle dimensioni di un gatto, avevano colori brillanti con sfumature striate che variavano dal viola, al verdone al blu intenso. Il cervello, sviluppato ed acuto era collocato sulle punte degli aculei, che si muovevano continuamente per percepire ogni segnale, ma la caratteristica incredibile di queste creature era il suono. Sfregando le punte delle spine emettevano dei suoni metallici ed armonici che si spandevano nel mare come una specie di “erre”: “ri ru ri ra re ri ru ru”. In milioni riuscivano ad accordarsi insieme e producevano delle melodie celestiali che si potevano udire da un oceano all’altro!Tuttavia, chiunque avesse ascoltato quel suono celestiale per più di 10 minuti, senza mettersi al riparo, sarebbe stato ipnotizzato ed addormentato, rischiando persino di non nutrirsi più e dunque morire.Fu la sorte che capitò ad Alice, un’allegra bambina che camminando sugli scogli intenta a rincorrere i granchi, si fermò ad udire la melodia celestiale dei ricci, si sedette inebetita sulle rocce, con i piedi del mare e fu portata via da un’onda. Nessuno la rivide più. Alice era figlia della volpe di Gravina, una potentissima maga dal corpo sinuoso di donna e la testa di volpe, una creatura scaltra ed intelligente che adorava quella figlia e la portava spesso a giocare sul mare, percorrendo decine di chilometri dall’entroterra per far svagare la figliola. In quel momento la mamma era distratta ed intenta a cogliere i fichi d’india e non si accorse dell’infausta sorte che toccò alla bambina.La volpe, accortasi dell’accaduto e straziata dal dolore, comprese subito quel che accadde, conosceva le doti dei ricci e decise di vendicarsi. Tornò la settimana successiva sulla costa e si fermò ad udire quel canto che non era mai cessato: “ri ruri r iri rerru r iri riuuu”! tuttavia non subì il sortilegio dell’ipnosi, era immune a quella musica, era una maga e si era cosparsa le orecchie con un unguento che aveva preparato con le proprie mani! Rabbiosa e disperata annunciò ai ricci, intelligenti ma comunque impotenti davanti a quel potere della grande regina volpe, il proprio verdetto: avete ammazzato il mio amore più grande conil suono insopportabile delle vostre “erre”, e quella erre vi ammazzerà! In tutti i mesi con la “erre” sarete colti dal mare e divorati da tutti, con la voltra polpa saranno preparati spaghetti e leccornie, raccoglierò la vostra polpa morbida ed arancione con focacce calde all’olio!” poi scomparve tra gli uliveti e tornò nell’entroterra. Nessuno la rivide più, chiusa nel proprio dolore, a piangere Alice.I ricci smisero di cantare, terrorizzati non vollero farsi scoprire.Da quel giorno furono colti, divorati ed assaporati ogni mese il cui nome contenga una “erre”, Febbraio, Marzo, Aprile, Settembre, Ottobre, Novembre e Dicembre.Smisero di dominare il pianeta rischiando di estinguersi.Mie cari lettori, oggi l’incantesimo sembra concluso, la vendetta compiuta. È quindi giunto il momento di lasciar vivere queste splendide creature e guardarle brillare tra i colori accesi con cui vibrano tra gli scogli.